VOGLIA DI CAMBIARE

Se la memoria non mi
inganna, mi sono approcciata alla prima dieta dimagrante durante il periodo
delle medie, quando cominciavano ad apparire i primi accumuli adiposi nella
zona delle cosce e dei glutei, ma come per tutte le successive diete, dopo i
primi segnali di buona riuscita, la mia forza di volontà mi abbandonava,
facendomi presto tornare sui miei passi.
Forse tale atteggiamento
era dovuto al fatto che non sono mai stata molto sovrappeso; la mia taglia è
sempre girata intorno alla 44, con picchi dalla 42 alla 46. Qui sono sicura che
l’ira di molte, a ragione, si scatenerà. So che i problemi di obesità sono
altri, ma io non mi sono mai sentita bene nella mia ’44 di media’, e in materia
di peso corporeo la psicologia dell’individuo è tutto.
Credo di aver dato una
chance a qualsiasi dieta fosse di moda, da quelle sulle riviste, le diete
drastiche di poche settimane, a quelle iperproteiche, la dieta del minestrone,
quella dei succhi, quella delle carote, quelle a punti e così via.
L’iter era sempre lo
stesso: il mio corpo mi diceva che stavo morendo di fame, ma io testarda
continuavo a seguirle, rientravo nei miei jeans 42 e ricominciavo a mangiare.
A mio discapito devo
ammettere che l’attività fisica non è mai stata il mio forte; ricordo che mia
madre mi ha sempre obbligato a fare dello sport (almeno fino alla fine delle
superiori), ma con scarsissimi risultati e controvoglia; dalla pallavolo al
nuoto, passando per la kick boxing, la palestra e la ginnastica artistica.
Durante gli anni
dell’università usavo la mancanza di tempo come scusa per non fare più sport,
non che in effetti ne avessi molto essendo una pendolare, frequentando molti
corsi ed essendomi iscritta anche in conservatorio.
Insomma credo che il
quadretto generale si sia delineato: ero un’adolescente lievemente sovrappeso,
buona forchetta dall’attitudine allo studio e alle attività sedentarie.
La vera catastrofe arrivò
quando finalmente trovai il mio attuale lavoro. Viaggi continui per l’Italia,
pranzi, cene e dormite fuori casa devastarono definitivamente il mio già
vacillante controllo sull’alimentazione; in aggiunta anche un tipo di lavoro
sempre in piedi, con conseguente dolori alle gambe che naturalmente mi facevano
passare la poca voglia di fare attività fisica nel tempo libero.
La voglia di dire basta
alle diete sbilanciate e senza fondamento arrivò quando feci la dieta Dukan.
Giorni interi di proteine, assenza totale di qualsiasi altro macroalimento, poi
aggiunta solo di verdure ma in piccole quantità mi hanno portato ad avere
addirittura problemi ai reni. Certo, ai grandi fans delle ‘Iperproteiche’ dico
che sì, ha funzionato, ho perso quasi 10 kg in pochi mesi, ma a che pro?
Calcoli renali e dopo poco rimessi i 10 kg, se non di più.
Ecco che la mia attitudine
da bionda senza cervello lascia finalmente spazio alla lettura,
all’informazione scientifica sugli alimenti e sulla fisiologia. Avevo certamente
capito che le diete ipocaloriche e restrittive non avevano una buona riuscita
su di me, quindi bisognava scavare nel profondo e cercare di capire come la
psicologia di una ‘mangiona’ potesse riuscire nell’impresa di perdere peso.
Naturalmente ci sono voluti
anni per riprogrammare il mio corpo alla corretta digestione di alcuni alimenti
che avevo completamente eliminato, in particolare i carboidrati e i latticini;
regimi alimentari come quelli iperproteici sono dannosi per l’organismo, contro
natura e per niente appaganti.
La svolta è arrivata quando
mi sono trasferita per amore e lavoro a Bologna; qui il primo pensiero va alla
grande tradizione culinaria emiliana, fatta di Pasta Fresca, salumi, vini e
formaggi, Insomma, tutto ciò che non è normalmente consentito nelle diete
dimagranti insomma!
E invece la riscoperta di
cibo autentico, di sapori genuini, della filiera corta e soprattutto dello
stare in tavola.
La grande realtà moderna
milanese mi aveva trascinato in un vortice di abitudini malsane, fatte di pasti
veloci, di grandi aperitivi, di ristoranti alla moda e superalcolici; complice
il lavoro e la voglia di scoprire le tradizioni culinarie di città come Napoli,
Roma e Venezia.
Bologna
mi ha fatto capire che il mangiar sano è mangiare con gusto del cibo vero.
Bologna
mi ha insegnato che non sempre si deve correre.
Bologna
mi ha invitato a godere di bellezze artistiche inestimabili, non a sedermi a
prendere l’aperitivo.
Bologna
mi ha riprogrammato a Vivere.
Questa è una realtà in cui
le persone godono ancora di una vita genuina, di valori ormai perduti, del
rispetto del prossimo, del camminare in città.
Complice anche lo splendido
uomo per cui mi sono trasferita qui, quello che è diventato mio marito, che con
grande lungimiranza anni prima di me aveva già compreso le potenzialità di
questa città e del suo vivere bene.
È stato proprio lui a
comprarmi il mio primo tapis roulant, con grande garbo e grande tatto ha capito
che la mente di una bionda sovrappeso nega con violenza forme di svilimento
pubblico chiamato palestra.
Ed è
stato amore a prima vista. Finalmente un’attività sana, da svolgere con i miei
tempi e soprattutto nella mia intimità.