VOGLIA DI CAMBIARE

Sin da quando ero piccola ho avuto a che fare con il problema del sovrappeso e per tutta la vita si sono manifestate variazioni significative del mio peso.
Se la memoria non mi inganna, mi sono approcciata alla prima dieta dimagrante durante il periodo delle medie, quando cominciavano ad apparire i primi accumuli adiposi nella zona delle cosce e dei glutei, ma come per tutte le successive diete, dopo i primi segnali di buona riuscita, la mia forza di volontà mi abbandonava, facendomi presto tornare sui miei passi.
Forse tale atteggiamento era dovuto al fatto che non sono mai stata molto sovrappeso; la mia taglia è sempre girata intorno alla 44, con picchi dalla 42 alla 46. Qui sono sicura che l’ira di molte, a ragione, si scatenerà. So che i problemi di obesità sono altri, ma io non mi sono mai sentita bene nella mia ’44 di media’, e in materia di peso corporeo la psicologia dell’individuo è tutto.
Dagli anni ‘90 in poi, l’immagine collettiva della ragazzina delle medie cominciava ad essere fortemente influenzata dalle riviste di moda, dalla comparsa di programmi Tv come ‘Non è la Rai’, dove gambe secche e sederini nudi spopolavano tra gli adolescenti. Ed ecco perché la taglia 44 non era sinonimo di bellezza, né tantomeno era facile trovare jeans adatti ad un fisico dal sedere pronunciato.
Credo di aver dato una chance a qualsiasi dieta fosse di moda, da quelle sulle riviste, le diete drastiche di poche settimane, a quelle iperproteiche, la dieta del minestrone, quella dei succhi, quella delle carote, quelle a punti e così via.
L’iter era sempre lo stesso: il mio corpo mi diceva che stavo morendo di fame, ma io testarda continuavo a seguirle, rientravo nei miei jeans 42 e ricominciavo a mangiare.
A mio discapito devo ammettere che l’attività fisica non è mai stata il mio forte; ricordo che mia madre mi ha sempre obbligato a fare dello sport (almeno fino alla fine delle superiori), ma con scarsissimi risultati e controvoglia; dalla pallavolo al nuoto, passando per la kick boxing, la palestra e la ginnastica artistica.
Durante gli anni dell’università usavo la mancanza di tempo come scusa per non fare più sport, non che in effetti ne avessi molto essendo una pendolare, frequentando molti corsi ed essendomi iscritta anche in conservatorio.
Insomma credo che il quadretto generale si sia delineato: ero un’adolescente lievemente sovrappeso, buona forchetta dall’attitudine allo studio e alle attività sedentarie.
La vera catastrofe arrivò quando finalmente trovai il mio attuale lavoro. Viaggi continui per l’Italia, pranzi, cene e dormite fuori casa devastarono definitivamente il mio già vacillante controllo sull’alimentazione; in aggiunta anche un tipo di lavoro sempre in piedi, con conseguente dolori alle gambe che naturalmente mi facevano passare la poca voglia di fare attività fisica nel tempo libero.
La voglia di dire basta alle diete sbilanciate e senza fondamento arrivò quando feci la dieta Dukan. Giorni interi di proteine, assenza totale di qualsiasi altro macroalimento, poi aggiunta solo di verdure ma in piccole quantità mi hanno portato ad avere addirittura problemi ai reni. Certo, ai grandi fans delle ‘Iperproteiche’ dico che sì, ha funzionato, ho perso quasi 10 kg in pochi mesi, ma a che pro? Calcoli renali e dopo poco rimessi i 10 kg, se non di più.
Ecco che la mia attitudine da bionda senza cervello lascia finalmente spazio alla lettura, all’informazione scientifica sugli alimenti e sulla fisiologia. Avevo certamente capito che le diete ipocaloriche e restrittive non avevano una buona riuscita su di me, quindi bisognava scavare nel profondo e cercare di capire come la psicologia di una ‘mangiona’ potesse riuscire nell’impresa di perdere peso.
Naturalmente ci sono voluti anni per riprogrammare il mio corpo alla corretta digestione di alcuni alimenti che avevo completamente eliminato, in particolare i carboidrati e i latticini; regimi alimentari come quelli iperproteici sono dannosi per l’organismo, contro natura e per niente appaganti.
La svolta è arrivata quando mi sono trasferita per amore e lavoro a Bologna; qui il primo pensiero va alla grande tradizione culinaria emiliana, fatta di Pasta Fresca, salumi, vini e formaggi, Insomma, tutto ciò che non è normalmente consentito nelle diete dimagranti insomma!
E invece la riscoperta di cibo autentico, di sapori genuini, della filiera corta e soprattutto dello stare in tavola.
La grande realtà moderna milanese mi aveva trascinato in un vortice di abitudini malsane, fatte di pasti veloci, di grandi aperitivi, di ristoranti alla moda e superalcolici; complice il lavoro e la voglia di scoprire le tradizioni culinarie di città come Napoli, Roma e Venezia.
Bologna mi ha fatto capire che il mangiar sano è mangiare con gusto del cibo vero.
Bologna mi ha insegnato che non sempre si deve correre.
Bologna mi ha invitato a godere di bellezze artistiche inestimabili, non a sedermi a prendere l’aperitivo.
Bologna mi ha riprogrammato a Vivere.
Questa è una realtà in cui le persone godono ancora di una vita genuina, di valori ormai perduti, del rispetto del prossimo, del camminare in città.
Complice anche lo splendido uomo per cui mi sono trasferita qui, quello che è diventato mio marito, che con grande lungimiranza anni prima di me aveva già compreso le potenzialità di questa città e del suo vivere bene.
È stato proprio lui a comprarmi il mio primo tapis roulant, con grande garbo e grande tatto ha capito che la mente di una bionda sovrappeso nega con violenza forme di svilimento pubblico chiamato palestra.
Ed è stato amore a prima vista. Finalmente un’attività sana, da svolgere con i miei tempi e soprattutto nella mia intimità.

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